mercoledì 27 aprile 2011

Uno ZEN a misura d'uomo



C.A.Me.L.O.S. parteciperà all'iniziativa organizzata a Palermo il prossimo giovedì 5 maggio 2011 presso l'Hotel Wagner dal "Movimento Noi per lo Zen" che , su iniziativa dell'Arch. Ciro Lo Monte si prefigge di rinnovare il quartiere attraverso un piano di riqualificazione che possa ripensare la Zona Espansione Nord 2 rendendola finalmente a misura d'uomo.
Il rinnovamento di una città passa anche e sopratutto dall'attenzione rivolta alle periferie che non debbono essere concepite come "quartieri dormitori" ma piuttosto come insidiamenti umani capaci di diffondere reale senso di appartenenza alla "civitas", di sviluppare attività commerciali frutto di lavoro vero, iniziative sociali culturali e religiose capaci di formare dei buoni cittadini.
L'Ing. Massimo Inzerillo , progettista esperto di C.A.Me.L.O.S. nella realizzazione di opere pubbliche, parteciperà ai lavori fornendo il suo contributo.

Se una qualsiasi persona dicesse che il tristemente noto quartiere ZEN è “costruito meglio rispetto al 90% che c’è a Palermo”, sarebbe ricoverato d’urgenza e sottoposto a trattamento Sanitario Obbligatorio. Se a dirlo è però un architetto di fama mondiale come Vittorio Gregotti, che è, peraltro, il “padre” del progetto dello stesso quartiere la cosa si complica.
Il rapporto tra architetti e cittadini degli ultimi decenni è il cuore di un’interessantissima conferenza tenutasi il 2 marzo, presso il salone parrocchiale della chiesa di S.Filippo Neri dal tema “rigenerazione della periferia urbana”. Un parterre nutrito diesperti, fra i quali il prof. Ettore Maria Mazzola (University of Notre Dame), il parroco p. Miguel A. Pertini, l’arch. Ciro Lomonte, l’avv. Nadia Spallitta (consigliere comunale e Presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Palermo) e il dott. Antonio Piraino (Carta 9 gennaio).
Di seguito l'intervento dell'Arch. Ciro Lo Monte, pubblicato dalla rivista "Il Covile".


Visitando nel 1983 lo ZEN 2 di Palermo, René Furer, docente di Gestaltungstheorie dell’ETH di Zurigo, si chiedeva se Vittorio Gregotti non fosse il migliore architetto italiano del momento. Più prudentemente, Ignacio Vicens y Hualde, professore di Proyectos Arquitectónicos della Universidad Politécnica di Madrid, nel corso di un’analoga visita del 1986 faceva notare che il linguaggio e i materiali adoperati
erano più adatti a gente ricca, in quanto avrebbero comportato continue e costose opere di manutenzione. Nella trasmissione Le Iene del 20 febbraio 2007 il progettista novarese, dopo avere dichiarato di considerare lo ZEN 2 il migliore esempio di edilizia popolare del mondo, declinava l’invito ad andarci ad abitare: «Io non faccio il proletario, faccio l’architetto». In effetti, se non si trattasse di una guerra tra poveri,
le continue occupazioni — che hanno richiesto anche in questi giorni l’intervento
delle forze dell’ordine — farebbero pensare che tutti ambiscano vivere allo ZEN 2.
Nel 1989 Edoardo Bennato pubblicò la canzone “ZEN” nell’album “Abbi dubbi”. Il
ritornello ripeteva: «Zona Espansione Nord — abbreviazione: ZEN, / non c’è ragione no — non c’è ragione. / Quartiere di Palermo — città d’Italia, / non c’è ragione no — non c’è ragione». Bennato, che aveva studiato architettura, alludeva al razionalismo di Gregotti. Ci troviamo di fronte ad un caso emblematico. Il sonno “nella” ragione genera mostri. Non è il sonno “della” ragione che produce degrado sociale, bensì il sonno nel carcere del razionalismo (abitare lì, dormire lì). La riprova è sotto gli occhi di tutti. Il vicino ZEN 1 è stato realizzato prima, con tipologie di edifici condominiali non belle ma neppure ingenuamente sperimentali. Ebbene, i proletari a cui vennero assegnate queste case (i loro figli, i loro nipoti) sono oggi persone civili, che non a caso evitano accuratamente di farsi identificare con gli abitanti del limitrofo campo di concentramento.
Ciò che desta ulteriore stupore è l’indifferenza del gruppo di progettazione dello ZEN
2 alle esperienze positive che si erano fatte a Palermo nei decenni precedenti. Nel 1956 Giuseppe Samonà aveva realizzato Borgo Ulivia, un esteso quartiere di edilizia popolare che si è mantenuto in buone condizioni senza bisogno di interventi successivi. Volendo cercare il pelo nell’uovo, Samonà non avrebbe
dovuto usare rivestimenti in laterizio, estranei alla tradizione costruttiva siciliana, data l’abbondanza in loco di ottima pietra da taglio. Per gli abitanti però il vero limite di queste case è l’assenza di balconi, che essi hanno aggiunto abusivamente con una grande libertà compositiva, degna di un Piet Mondrian.
Andando a ritroso nel tempo, è molto istruttivo verificare la durata degli alloggi popolari
realizzati fra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, confortevoli e gradevoli, anche
dal punto di vista dell’integrazione urbanistica con gli edifici circostanti destinati ai ceti
medi e alti. Non sono ghetti, come lo ZEN. Di questi esempi forse il migliore è il Quartiere Matteotti, che oggi si presenta come un borgo residenziale di prim’ordine. In questo caso infatti sono stati curati dettagli costruttivi tradizionali, qualità degli interni e
bellezza dei volumi, inseriti in piacevoli giardinetti. Il nuovo assessore alla Casa della Regione Lazio si è riproposto di abbattere il Corviale, un famoso ecomostro di Roma, lungo un chilometro. Fiore all’occhiello dell’intellighenzia visionaria che ha prodotto edilizia popolare negli anni Settanta, il cosiddetto Serpentone
è tristemente famoso, come gli altri esempi del genere, per l’imbarbarimento sociale e i fenomeni di violenza favoriti dagli stessi criteri progettuali utopistici. Il Gruppo italiano
di Nikos A. Salìngaros ha presentato due soluzioni dettagliate per sostituire lo sterminato lager compatto con un quartiere a misura umana.
A questo punto c’è da chiedersi se anche a Palermo non sia giunta l’ora di demolire lo
ZEN 2 e disegnare un borgo autosufficiente più ancorato nella storia della città e ben contestualizzato in quella zona naturalisticamente unica di Piana dei Colli. Il sindaco Cammarata aveva fatto molte promesse sulla riqualificazione di Palermo: per es. la pedonalizzazione del centro storico e notevoli miglioramenti delle periferie. Ma, aldilà di qualche parcheggio e del cantiere della metropolitana, non si è visto molto di più.
Qualcuno potrà obiettare che le casse del Comune sono vuote, eppure questo è un falso problema. Lo ZEN 2 è ancora lungi dall’essere completato ed è, come tutti i quartieri popolari del suo genere, un buco nero di fondi pubblici. La Regione ha assegnato di recente almeno 20 milioni di euro per lavori da effettuarsi su questo complesso di edilizia popolare. Sarebbe un errore utilizzare questi fondi
per costruire altre insulae, seguendo il fallimentare progetto originario. Il Gruppo Salìngaros è pronto a fare delle proposte concrete anche per lo ZEN 2. Bisognerà studiare approfonditamente natura dei luoghi e storia urbanistica della Sicilia e delle sue tradizioni edilizie (conci di calcarenite, pietra di Billiemi, intonaco Livigny, coccio pesto, coppi siciliani,ecc.). Sarà un incentivo ulteriore alla rinascita dell’artigianato locale, composto da maestranze molto capaci che rischiano di sparire.

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